Compilare un ISEE errato può comportare conseguenze molto gravi: dalla revoca dell’agevolazione ricevuta, alla restituzione delle somme indebitamente percepite, fino ad arrivare a sanzioni amministrative pesanti o, nei casi più rilevanti, conseguenze penali. Con l’adozione dell’ISEE precompilato e l’intensificarsi dei controlli da parte di INPS e Agenzia delle Entrate, anche un semplice errore materiale nella DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) può fare la differenza.
Vediamo nel dettaglio quando si configura un ISEE scorretto, quali sono le sanzioni previste e come è possibile rimediare con gli strumenti correttivi previsti dalla normativa.
Cos’è l’ISEE e quando deve essere presentato
L’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) rappresenta il parametro fondamentale per valutare la condizione economico-patrimoniale di un nucleo familiare, e viene richiesto per accedere a numerose prestazioni sociali agevolate, come ad esempio:
- l’assegno unico universale
- le riduzioni sulle tasse universitarie
- il bonus affitto
- le agevolazioni sulle bollette
La presentazione dell’ISEE non è obbligatoria per tutti, ma diventa necessaria ogni volta che si intende richiedere una prestazione o un’agevolazione economica. L’ISEE si calcola attraverso la compilazione della DSU, che raccoglie dati su redditi, patrimoni mobiliari e immobiliari, composizione del nucleo familiare e altri elementi rilevanti.
La DSU può essere presentata direttamente sul sito INPS, oppure con il supporto di un CAF o di un professionista. È fondamentale che la dichiarazione sia completa, aggiornata e veritiera, poiché eventuali omissioni o errori possono alterare significativamente il valore finale dell’indicatore.
Quando un ISEE è considerato errato
Un ISEE viene considerato errato quando i dati dichiarati nella DSU sono incompleti, inesatti o omessi. Alcuni esempi frequenti includono:
- conti correnti non indicati
- immobili o terreni non dichiarati
- errata composizione del nucleo familiare
- redditi non aggiornati
- mancata indicazione di saldi e giacenze medie
Anche una singola informazione sbagliata può incidere notevolmente sul valore dell’ISEE, e di conseguenza, sull’accesso o meno a una determinata agevolazione.
ISEE errato e bonus: i rischi reali
Nel momento in cui un contribuente presenta un ISEE errato e, sulla base di quel valore, ottiene un’agevolazione economica, si entra in un terreno molto delicato. La normativa vigente distingue due livelli di responsabilità: quella amministrativa e quella penale, a seconda della gravità del fatto.
Nel caso in cui l’importo ricevuto sia inferiore a 3.999,96 euro, si applica una sanzione amministrativa che può variare da 5.164 a 25.822 euro, ma comunque non può superare il triplo del beneficio ricevuto. Se invece l’importo percepito supera quella soglia, la violazione può assumere rilevanza penale ai sensi dell’art. 316-ter del Codice Penale, con la previsione di una pena detentiva da sei mesi a tre anni.
A prescindere dall’entità del beneficio, è importante sapere che l’amministrazione potrà revocare il bonus, richiedere la restituzione integrale delle somme e escludere il contribuente da future prestazioni. E non è raro che tutto questo avvenga anche a distanza di tempo, dopo l’avvio di un controllo incrociato da parte dell’INPS o dell’Agenzia delle Entrate. In altre parole, un ISEE errato oggi può trasformarsi in un problema serio tra qualche mese, o anche tra qualche anno.
Il ruolo dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate nei controlli
Con il sistema dell’ISEE precompilato, l’INPS può verificare i dati dichiarati nella DSU confrontandoli con le banche dati fiscali, catastali e bancarie, oltre ai flussi contributivi e reddituali. Questo meccanismo consente all’Amministrazione di accertare in modo rapido e oggettivo se vi siano difformità, omissioni o indicazioni non coerenti con la posizione reale del nucleo familiare.
I controlli non sono necessariamente immediati: possono avvenire anche dopo l’erogazione del beneficio. Ed è proprio per questo che la precisione nella compilazione della DSU è essenziale fin dal primo momento.
Se l’errore è del CAF: chi risponde?
Molti contribuenti scelgono di affidarsi a un CAF per la presentazione dell’ISEE, ritenendo – erroneamente – che ciò li metta al riparo da ogni responsabilità. In realtà, come stabilito anche dalla Corte d’Appello di Lecce con la sentenza n. 700/2021, il CAF non è responsabile per i dati falsi, incompleti o inesatti forniti dal dichiarante. Il suo ruolo è quello di raccogliere le informazioni e trasmetterle, ma la responsabilità su quanto dichiarato resta in capo al contribuente.
Il CAF ha però l’obbligo di informare il dichiarante sui rischi derivanti da una dichiarazione non corretta. E, in caso di errore, può affiancarlo nella rettifica o nella nuova compilazione della DSU.
Come correggere un ISEE errato
La normativa consente sempre di correggere un ISEE sbagliato, anche dopo l’invio della DSU. Le modalità sono due:
- Modello integrativo FC3: si utilizza per aggiungere dati omessi o correggere elementi parziali della dichiarazione già trasmessa. È utile per piccoli aggiustamenti e deve essere inviato entro 15 giorni dalla comunicazione o dalla consapevolezza dell’errore.
- Nuova DSU completa e corretta: consente di sostituire totalmente la dichiarazione precedente. È la via preferibile nei casi più complessi o quando si desidera produrre una documentazione interamente aggiornata e coerente con la situazione reale.
Entrambe le soluzioni permettono di ricalcolare correttamente l’ISEE e ridurre il rischio di sanzioni.
Cosa fare se l’errore emerge dopo l’erogazione del bonus
Spesso ci si accorge dell’errore solo dopo aver ricevuto il beneficio. In questi casi, è essenziale intervenire tempestivamente. La presentazione di una nuova DSU o del modello FC3 può consentire al contribuente di regolarizzare la sua posizione, limitando le conseguenze e, in alcuni casi, evitando le sanzioni più gravi.
È sempre consigliabile comunicare l’errore all’ente che ha erogato il bonus e, se richiesto, restituire le somme percepite. L’inerzia o la mancata correzione, al contrario, può attivare controlli e accertamenti formali, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Conclusioni
Compilare l’ISEE è molto più di una semplice formalità amministrativa: si tratta di una dichiarazione con valore legale, che comporta precise responsabilità per chi la sottoscrive. Anche quando si agisce in buona fede, un errore nella DSU può tradursi in sanzioni economiche rilevanti, nella perdita dei benefici ottenuti e – nei casi più gravi – nell’avvio di procedimenti penali.
Per questo è importante affrontare la compilazione dell’ISEE con attenzione, aggiornando con precisione tutte le informazioni richieste e verificando la coerenza dei dati con quelli già presenti nelle banche dati fiscali. Se si rileva un errore, è fondamentale non ignorarlo, ma attivarsi subito con una rettifica formale, anche con l’aiuto di un professionista.
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