Un mestiere molto diffuso nel nostro paese anche grazie alle normative vigenti è quello dell’elettricista.
Sia che si tratti di nuove costruzioni, sia in caso di lavori di ristrutturazione, il ruolo dell’elettricista è determinante per garantire il corretto funzionamento e la sicurezza dell’impianto elettrico.
Un commercialista per elettricista deve conoscere gli aspetti fiscali più importanti e consigliare il proprio assistito nella scelta del regime più adatto.
Nell’articolo di di oggi, vediamo come aprire una partita Iva, la scelta del codice Ateco corretto, quanto pagare di tasse.
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Argomenti del post
Come diventare elettricista
I principali compiti di un elettricista, riguardano l’installazione, la manutenzione, la riparazione ed il montaggio di vari tipi di impianti di illuminazione e di distribuzione dell’energia.
Vediamo quali sono i passi essenziali per poter diventare elettricista professionista.
Iscriversi ad un istituto professionale per elettricisti, che di norma dura 5 anni, inclusi 2 anni di specializzazione.
Dopodiché è necessario svolgere un periodo di tirocinio presso un’azienda già avviata.
In caso si decide di lavorare in proprio, è necessario aprire una partita Iva ed iscriversi in Camera di Commercio.
I codici ATECO più adatti sono:
- 43.21.01 ovvero Installazione di impianti elettrici in edifici o in altre opere di costruzione (inclusa manutenzione e riparazione);
- 43.21.02 ovvero Installazione di impianti elettronici;
- 43.21.03 ovvero Installazione impianti di illuminazione stradale e dispositivi elettrici di segnalazione, illuminazione delle piste degli aeroporti (inclusa manutenzione e riparazione)
Per tutti coloro che decidono di adottare il regime forfettario, il coefficiente di redditività è del 86% ed il limite di fatturato è pari a 65.000 €.
Maggiori informazioni, puoi trovarle nella nostra guida al regime forfettario.
I contributi Inps per l’elettricista
L’elettricista quale artigiano deve iscriversi alla Gestione INPS artigiani.
Le aliquote contributive per il 2019 sono pari al 24 % del reddito, ci sono però delle eccezioni:
- artigiani e commercianti con più di 65 anni già pensionati;
- artigiani e commercianti con meno di 21 anni.
Nel primo caso i contribuenti con più di 65 anni di età godono di una riduzione del 50% dei contributi solitamente dovuti.
Invece nel secondo caso coloro che hanno meno di 21 anni di età possono usufruire delle agevolazioni previste dall’art. 1, comma 2, della Legge 2 Agosto 1990, n. 233.
Ricordiamo comunque, che esiste un reddito minimale sul quale conteggiare i contributi pari a 15.878 €.
Per un elettricista nel regime forfettario esiste una particolare agevolazione.
E’ prevista infatti un’ulteriore riduzione del 35% rispetto agli altri artigiani.
In ragione delle percentuali sopra indicate, vediamo quanto un elettricista deve versare per i contributi INPS ogni anno.
Quanto versare?
Per determinare a quanto ammontano i contributi da versare è necessario distinguere gli elettricisti che percepiscono un reddito uguale od inferiore a da quelli che percepiscono più di tale limite.
Nel primo caso, i contributi minimi da versare sono pari a 3.818,16 € mentre per coloro che adottano il forfettario 2.484,41 €.
Invece nel secondo caso oltre ai contributi minimi, occorre sommare anche i contributi in percentuale applicando l’aliquota del 24% sull’importo eccedente i 15.878 €.
Il pagamento dei contributi INPS deve essere effettuato mediante il modello F24, secondo le seguenti scadenze:
- contributi minimi: 16 Maggio 2019, 20 Agosto 2019, 18 Novembre 2019, 17 Febbraio 2020;
- le quote eccedenti il minimale: entro i termini per il pagamento delle imposte sui redditi delle persone fisiche.
L’elettricista e le tasse
Dopo aver analizzato le aliquote contributive, vediamo a quanto ammontano le tasse che l’elettricista deve versare.
Il primo caso che prendiamo in considerazione è quello di un elettricista che adotta il regime forfettario.
Per avere accesso al regime forfettario, i suoi compensi, in un periodo d’imposta, non devono superare i 65.000 €.
La caratteristica più importante del regime forfettario è che la base imponibile su cui calcolare l’imposta sostitutiva viene determinata a forfait.
Nel caso degli elettricisti la percentuale è del 86%.
Questo significa non considerare analiticamente le spese effettive dell’attività.
Se i compensi superano i 65.000 € annui si dovrà passare al regime ordinario semplificato.
Il regime semplificato è un regime analitico basato sulla somma algebrica delle entrate da compensi al netto delle uscite da costi inerenti l’attività.
Esempio
Di seguito ti forniamo un esempio pratico di un elettricista che nel 2018 ha incassato 18.000 €
Base imponibile: 18.000 €
Coefficiente di redditività: 86%
Reddito imponibile: 18.000 € x 86% = 15.480 €
Imposte sui redditi: 15.480 x 5% = 774 €
Contributi INPS: 2.484,41 €
perché non si è superata la soglia di reddito imponibile di 15.878 €
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